Cibo

cibo

Le strade di Torino sono sporche e silenziose. Qualche Dongfeng elettrica passa sollevando nubi di polvere, mentre i pochi pedoni si tengono attaccati ai muri per sfuggire al vento.
Contro il finto marmo dei muri si addossano giacigli improvvisati, pronti per essere usati. Davide non sa se le macchie che spiccano sulle coperte siano sangue o vomito. Forse entrambi.
Un cumulo ordinato di scatolette anonime copre uno dei tanti cartelloni di propaganda. Mai più un’altra carestia, si legge.

 

CIBO (incipit)

Lo strepito del piccolo gli rimbomba tra le pareti del cranio come l’eco di un’esplosione. Anche se non è il primo figlio, si stupisce di quanta energia abbia un esserino così minuscolo. Non riesce a esserne contento, perché se piange a quel modo, significa che ha fame.

Il latte non basta. E la sua mamma si sta consumando, nel tentativo di saziarlo, poppata dopo poppata, giorno dopo giorno.

«Papà, dove vai?» chiede Alex.

Davide Asciuti lancia uno sguardo addolorato ad Anna, che può solo cercare di contenere l’anguilla urlante che le si dibatte contro. Incrocia gli occhi della moglie per un istante, sufficiente a scorgere il riflesso del baratro nel quale stanno finendo tutte le loro speranze.

«Papà?» insiste il figlio maggiore. «Posso venire anch’io? La televisione è rotta da tanto, mi annoio».

«No, Alex» risponde, senza riuscire a nascondere il tremore. «Resta con mamma».

«Hai i compiti da fare» dice Anna, prima di rivolgersi al marito, impaurita, con un filo di voce. «Torni?»

Davide si gira, apre la porta, poi ha come un ripensamento. Inclina appena la testa da un lato, mentre stringe con forza il biglietto in una tasca. «Ti amo».

Le strade di Torino sono sporche e silenziose. Qualche Dongfeng elettrica passa sollevando nubi di polvere, mentre i pochi pedoni si tengono attaccati ai muri per sfuggire al vento.

Davide si stringe nel giaccone sformato e socchiude gli occhi. Copre bocca e naso con la sciarpa, poi si avvia verso la fermata della metropolitana. Anche se è stanco per il lavoro, la giornata non è terminata. Non ne è entusiasta, ma non ha alternative: il turno aggiuntivo è obbligatorio per legge.

Passa davanti ai negozi con le serrande abbassate o le vetrine spaccate. Gli unici esercizi commerciali ancora funzionanti sono gestiti da cinesi e hanno fuori la vigilanza: Media Planet, lo spaccio di alta moda, la gioielleria. Gli agenti del servizio di sicurezza lo osservano con occhi cattivi, affossati in maschere di polvere e lana, con la mano sulla pistola come silenzioso monito. Sono sempre gli stessi e Davide ne conosce di persona qualcuno, tuttavia non c’è traccia di amicizia in quell’atteggiamento. In fondo non è un potenziale cliente, ha sul giaccone una coccarda gialla: è un Solutore, non può permettersi di spendere i neuro che servono a estinguere i debiti dei genitori. Forse i suoi figli potranno diventare di nuovo Contraenti, in un ciclo senza fine, ma molto dipenderà da quando riuscirà a terminare di pagare i mutui.

continua…

 

 

Al momento non più acquistabile.